CENTURION (SUDAFRICA), 25 giugno - «Dobbiamo voltare pagina tutti, se restiamo a questo punto ci mettiamo altri 26 anni a vincere un mondiale, e l'Italia non può permetterselo». Così il capitano azzurro Fabio Cannavaro all'indomani della clamorosa eliminazione dell'Italia campione dai Mondiali. «Fenomeni in giro non ne vedo - ha continuato - rispetto Cassano ma con lui abbiamo fatto due Europei e non li abbiamo vinti».
«NON SI CANCELLA IL 2006» - «Non mi vergogno di dire che ieri ho pianto, dopo 14 anni di azzurro. Ma nulla potrà mai cancellare quello che abbiamo fatto nel 2006, perchè se questa maglia azzurra è più pesante è perchè la quarta stella ce l'abbiamo messa noi». «È una pagina nera, tra le sere più difficili che abbia mai vissuto nel calcio, eravamo eroi e ora ci aspettano le critiche più dure: metteremo l'elmetto, come dice Gattuso. La faccia ce l'abbiamo sempre messa, nelle vittorie e nelle sconfitte».
«PEGGIO DELLA COREA» - Casa azzurri smobilita, esattamente come lui, tra una foto del difensore napoletano che mangia la pizza e un prodotto tipico dell'enogastronomia. Però Cannavaro non ha alcuna remora, lui che è un perenne inno al sorriso, a raccontare quanto ha pianto nello spogliatoio dell'Ellis Park, ieri sera. «Non ho vergogna, dopo 14 anni di azzurro, a dire che piangevo e piangevo. Peggio della Corea? Sì, dicono sia così. Di certo per me è stata durissima. E ora il calcio italiano deve voltare pagina in fretta o sarà dura: si rischia di far passare altri ventisei anni - dice sbagliando per l'emozione il calcolo di un biennio - prima di rivincere il Mondiale. Il calcio italiano non se lo può permettere».
L'ETA' AVANZATA - Come Lippi, che «si è parato davanti alla squadra, prendendosi le responsabilità e dimostrando la gran persona che è», anche Cannavaro si prende le colpe a nome della squadra. «Avevamo vinto un Mondiale quattro anni fa quando eravamo in età troppo avanzata - dice, ammettendo per la prima volta che era un'Italia vecchia - Non abbiamo fatto a tempo a riproporre una nazionale all'altezza per il Sudafrica. Per me sarebbe stato facile lasciare dopo Berlino. Ma la maglia azzurra è qualcosa di speciale, mi bruciava alzare bandiera bianca dopo l'infortunio che mi aveva tolto da Euro 2008».
CASSANO E BALOTELLI - D'altra parte, il ricambio non c'è. «Dissi un anno fa, dopo la Confederations, che non vedevo fenomeni in giro. Lo ribadisco oggi: inutile girarci attorno, non ci sono più i Totti e i Del Piero, se qualcuno li vede in giro, per favore faccia una chiamata...Con tutto l'affetto che ho per Cassano - aggiunge - abbiamo giocato insieme due Europei e non li abbiamo vinti. Balotelli è un giovane interessante, ma deve ancora crescere. Il fatto è che ora abbiamo giocatori buoni, ma non di prima fascia».
«L'ITALIA DEVE CAMBIARE» - Perciò lancia un appello al suo calcio, lui che ha scelto di andare a Dubai non solo - assicura - per i petrodollari. «Vengo da una stagione di critiche continue, e questo ci sta: ma ci sono stati almeno un paio di episodi che mi hanno fatto dire basta, è ora che saluti tutti. Quando a Catania me ne hanno dette di tutti i colori - racconta - e quando a Torino abbiamo dovuto sospendere la partita col Parma per lancio di petardi. Dobbiamo cambiare tutto: gli stadi, la cultura, il modo in cui la gente va allo stadio, gli investimenti sugli stadi».
«NON SI CANCELLA IL 2006» - «Non mi vergogno di dire che ieri ho pianto, dopo 14 anni di azzurro. Ma nulla potrà mai cancellare quello che abbiamo fatto nel 2006, perchè se questa maglia azzurra è più pesante è perchè la quarta stella ce l'abbiamo messa noi». «È una pagina nera, tra le sere più difficili che abbia mai vissuto nel calcio, eravamo eroi e ora ci aspettano le critiche più dure: metteremo l'elmetto, come dice Gattuso. La faccia ce l'abbiamo sempre messa, nelle vittorie e nelle sconfitte».
«PEGGIO DELLA COREA» - Casa azzurri smobilita, esattamente come lui, tra una foto del difensore napoletano che mangia la pizza e un prodotto tipico dell'enogastronomia. Però Cannavaro non ha alcuna remora, lui che è un perenne inno al sorriso, a raccontare quanto ha pianto nello spogliatoio dell'Ellis Park, ieri sera. «Non ho vergogna, dopo 14 anni di azzurro, a dire che piangevo e piangevo. Peggio della Corea? Sì, dicono sia così. Di certo per me è stata durissima. E ora il calcio italiano deve voltare pagina in fretta o sarà dura: si rischia di far passare altri ventisei anni - dice sbagliando per l'emozione il calcolo di un biennio - prima di rivincere il Mondiale. Il calcio italiano non se lo può permettere».
L'ETA' AVANZATA - Come Lippi, che «si è parato davanti alla squadra, prendendosi le responsabilità e dimostrando la gran persona che è», anche Cannavaro si prende le colpe a nome della squadra. «Avevamo vinto un Mondiale quattro anni fa quando eravamo in età troppo avanzata - dice, ammettendo per la prima volta che era un'Italia vecchia - Non abbiamo fatto a tempo a riproporre una nazionale all'altezza per il Sudafrica. Per me sarebbe stato facile lasciare dopo Berlino. Ma la maglia azzurra è qualcosa di speciale, mi bruciava alzare bandiera bianca dopo l'infortunio che mi aveva tolto da Euro 2008».
CASSANO E BALOTELLI - D'altra parte, il ricambio non c'è. «Dissi un anno fa, dopo la Confederations, che non vedevo fenomeni in giro. Lo ribadisco oggi: inutile girarci attorno, non ci sono più i Totti e i Del Piero, se qualcuno li vede in giro, per favore faccia una chiamata...Con tutto l'affetto che ho per Cassano - aggiunge - abbiamo giocato insieme due Europei e non li abbiamo vinti. Balotelli è un giovane interessante, ma deve ancora crescere. Il fatto è che ora abbiamo giocatori buoni, ma non di prima fascia».
«L'ITALIA DEVE CAMBIARE» - Perciò lancia un appello al suo calcio, lui che ha scelto di andare a Dubai non solo - assicura - per i petrodollari. «Vengo da una stagione di critiche continue, e questo ci sta: ma ci sono stati almeno un paio di episodi che mi hanno fatto dire basta, è ora che saluti tutti. Quando a Catania me ne hanno dette di tutti i colori - racconta - e quando a Torino abbiamo dovuto sospendere la partita col Parma per lancio di petardi. Dobbiamo cambiare tutto: gli stadi, la cultura, il modo in cui la gente va allo stadio, gli investimenti sugli stadi».